Ritengo che l’insistenza tematica nella ricerca grafica e cromatica di De Matteis abbia sortito il naturale effetto che è proprio della speculazione filosofica. E credo di poterlo affermare per l’esperienza di almeno tre lustri che ho della sua pittura che ho “goduto” nella sua Lecce marina e solare, di cui il Maestro mi ha fatto cogliere, tra le paludose sterpaglie che fanno da sfondo alla sua ricca percezione dell’azzurrità marina come nel verde in cui s’inspessisce la sua solitudine esistenziale, non solo la vita ma l’intelligenza con cui egli si sforza di esprimerla. Per giungere a taluni “prodotti” narrati, con eccellenti risultati “metafisici”, in tonalità quasi monocromatiche che producono un incantamento al quale certo è pervenuto il barocco salentino, mentre qui si realizza nella sorpresa e nella scoperta che niente si smarrisce di ciò che è già stato. E commuoverci, così, di fronte alla sorpresa di quanto ancora ci sia possibile sognare. Sia pure in una colata di quasi-nero, di un quasi-azzurro, di un quasi-verde. E scoprire, in ogni caso, il vero-nero, il vero-azzurro, il vero-verde di una natura che non è più natura – ma quella sua umanizzazione a cui possono davvero e solo pervenire le grandi anime, i grandi artisti.
Sergio Moravia (Università di Firenze)
Una delle prerogative principali
dell'artista è quella di immaginare mondi fantastici per contemplarli
trasferendovi emozioni, sensazioni, pulsioni, ricordi e stati d'animo, che
rasserenano la mente, la sollevano dall'inquietudine, la liberano dalle
barriere dello spazio e del tempo. Unico elemento vitale nei quadri del De Matteis è rappresentato dai gabbiani, tratteggiati con semplici e schematiche linee ondulate, che danno la percezione di una variazione nei colori predominanti (colori utilizzati sono il bianco e, per creare sfumature, il nero, il rosa salmone, il rosso) e sottolineano la distinzione tra esseri animati, in volo planare alla ricerca di una stabilità nel flusso tormentoso e impetuoso dell'esistenza, pronti a sfidare titanicamente il rischio di essere sommersi, e la forza avvolgente dei marosi. L'arte del De Matteis potrebbe
essere paragonata ad una terapia psicologica. Osservare un quadro del Nostro,
infatti, significa smarrirsi, naufragare nell'immensità, allontanarsi dalla
realtà, aprire uno squarcio in un'altra dimensione e disperdersi.
L'angolazione dal basso verso l'alto, con la quale i soggetti sono ripresi,
garantisce una sensazione di totale serenità: l'infinito in uno spazio finito
e l'eternità in un attimo accrescono il desiderio di dissoluzione, il cupio
dissolvi nella natura, per ritornare, catarticamente purificati dalle umane
passioni, all'elemento originario della vita. |
Oronzo De Matteis, un artista
che ha viaggiato e viaggia tanto, per il desiderio connaturato di osservare e
assorbire le forme e le sfumature di tutti i mari del mondo. I suoi oceani sono
stati presentati a Toronto, a Parigi, a New York, a Ferrara, a Barcellona, a
Linz.
De Matteis dipinge il mare non come siamo abituati a guardarlo o a vederlo raffigurato, ma lo rappresenta come se vi fosse immerso, come se fosse egli stesso una creatura che vive sui fondali marini. Sulle sue tele prendono vita i colori, i moti, le suggestioni del mare aperto, dell'oceano, che sembra infinito, ogni volta diverso con le sue trine spumeggianti che decorano la sua superficie. Il pittore degli oceani ha sempre e solo dipinto il mare come se gli fosse stata affidata la missione di esserne il portavoce, come se fosse protetto da Poseidone, che gli permette di guardare, osservare e catturare sulla tela le Nereidi amiche dell'uomo. Le Nereidi dal mare piatto si sollevano in salti e volute d'acqua e le loro voci sono ogni volta diverse, diventano musiche, armonia. Non si può, infatti, guardare le opere, le onde di De Matteis senza sentire il suono avvolgente e polifonico del mare e percepire il volo lieve e quasi impercettibile dei gabbiani che suggerisce libertà, entusiasmo e voglia di vivere.
Rappresentante dell'Action painting, corrente artistica del Novecento, per la scelta e la produzione dei colori, De Matteis si rifà ai grandi maestri del passato. Egli, infatti, fa da sé i suoi colori, li ricava dalla terra secondo antiche ricette.
Un artista, dunque, che nella sua
produzione, non tralascia nessuna grande entità del Creato: il mare, il cielo e
la terra
Anna Maria Leccese
La vera arte pittorica, a mio avviso, non è né mera fotografia (riproduzione della realtà sensibile), né eccessivo simbolismo (perdita nell'"irrealtà" fantastica), ma quella che riesce a congiungere la realtà con il suo significato profondo ("il reale").
La vera arte è dunque quella che sa captare contemporaneamente con gli occhi del corpo e con le antenne dello spirito, unendo e comunicando la superficie del dato con l'emersione del suo senso emotivo profondo.
E' questa l'alta qualità delle opere del Maestro De Matteis, il quale sa infondere nei suoi oceani e nei suoi paesaggi la vita e la potenza degli elementi, catturando immediatamente il fruitore, il quale inavvertitamente entra nei quadri, magari identificandosi in un gabbiano, e incomincia a pulsare con quella medesima forza vitale che palpita sia dentro che fuori di sé.
Emanuele Chimenti
Oronzo De Matteis, maestro dell'Action Painting, è un grande amante dei viaggi e della libertà. Le sue inquiete masse d'acqua, trionfo d'azzurri, celesti e blu cupi, contrastanti con la violenza cromatica della vegetazione acquatica e il candore lattiginoso delle schiume marine, sono un suggestivo inno alla natura, al movimento, alla vita...
Quella del De Matteis è un'arte che non va interrogata
né interpretata, ma soltanto goduta.
Paola Borracci
Oronzo De Matteis, pittore materico, dipinge da quasi mezzo secolo. Appartiene alla scuola dei pittori gestuali americani come Hans Hartung, Jackson Pollock, Franz Kline, Wileen De Kooning. Di ritorno da Monaco, De Matteis porta a Parigi il frutto di una vasta esperienza maturata in alcuni anni di peregrinazioni europee ed internazionali. Nel mirino di un microscopio cellulare "non vivente" si addensa una tempesta nucleare, che De Matteis coglie, rigetta sulla tela e compone oggettivamente, quasi perdendosi nell'inconscio fatale messaggio che va raccolto e medito. Jean Le Brune |
- Come mai nelle sue tele un motivo sempre ricorrente è il mare? ... "E' difficile ottenere qualcosa di nuovo nel campo dell'arte. Dipingendo queste grandi masse oceaniche i fruitori sono colpiti proprio dal movimento che gli imprimo, da quella spuma che, chi vive il mare, riconosce subito" ... Che prova per il mare, come mai lo dipinge? "Risponderò con una frase molto bella... <<è la meraviglia globale dell'umano sapere>>"... |
Rossana Minunni (intervista) |
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Donato Valli |
I toni delle sue tempeste di fatto corrispondono a stati profondi dell'inconscio con cui evita accortamente ogni riduttiva forma di imitazione. Vito D'Armento |
E' la forza entusiasmante e prorompente del mare... La bellezza plasmata degli azzurri trasmuta la visione nel frastuono delle onde. Sempre ed ovunque, nei quadri di De Matteis c'è l'affascinante spettacolo di una natura incontaminata. La creatività dello spirito si
unisce all'abilità pittorica dell'artista coniugando il passato del vivo del
presente: un desiderio inappagato di un bene quasi perduto...
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